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Appello: antirazzisti per il Colorificio

colorificio Un appello contro lo sgombero del Colorificio Liberato, firmato dagli attivisti antirazzisti e dai dirigenti delle organizzazioni per i diritti umani.

Da alcuni mesi è attiva a Pisa un’esperienza di straordinario valore sociale. Il “Municipio dei Beni Comuni”, a cui hanno dato vita associazioni, gruppi studenteschi e attivisti locali, ha liberato una fabbrica abbandonata da anni – il Colorificio Toscano – facendone un laboratorio di discussione, di elaborazione culturale e di iniziativa civile. All’interno della struttura si discute ogni giorno di ambiente, beni comuni, diritti, nuove forme di democrazia e partecipazione dal basso.

L’ex Colorificio Liberato è diventato anche un luogo di dialogo interculturale, di lotta al razzismo e alle discriminazioni, di promozione dei diritti di cittadinanza di migranti, profughi e rifugiati, rom e sinti.

Nella struttura è aperto un sportello informativo e di tutela legale per cittadini stranieri; si tengono iniziative per i diritti delle popolazioni rom e sinte; si sperimentano forme inedite di cooperazione internazionale, in collegamento con le primavere arabe e i movimenti laici e democratici di tutto il mondo; i rifugiati dell’emergenza Nord-Africa vi hanno trovato un punto di riferimento per discutere della loro condizione. In un momento storico come questo, in cui la crisi economica sembra alimentare nuovi razzismi e nuove forme di esclusione, iniziative del genere sono preziose per rilanciare una cultura della solidarietà e dei diritti.

E’ di pochi giorni fa la notizia di un possibile sgombero dell’ex-Colorificio Liberato, a seguito dell’istanza di sequestro depositata dalla multinazionale proprietaria dell’area.

Noi, rappresentanti di organizzazioni, reti, forze sociali e media indipendenti attivi nella lotta alle discriminazioni e ai razzismi, riteniamo che questa esperienza debba essere difesa come un patrimonio di tutti e tutte, ben al di là dei confini toscani. Per questo chiediamo al Comune di Pisa e alle istituzioni locali di attivarsi affinché sia scongiurato lo sgombero, e affinché le attività dell’ex-Colorificio Liberato possano proseguire.

Adesioni:

Attenzione: le adesioni sono a titolo personale, e non coinvolgono necessariamente le organizzazioni o le istituzioni di appartenenza

Lorenzo Trucco, avvocato, presidente naz. ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione)
Nando Sigona, Centre on Migration Policy and Society, University of Oxford
Tatiana Timchenkova, Programme Coordinator, Central European University, Budapest
Stefania Ragusa, giornalista, direttrice di Corriere Immigrazione
Wahid Ghribi, resp. relazioni esterne Fronte Popolare Tunisia, ufficio italiano
Alessandro Margara, Garante dei detenuti Regione Toscana
Lorenzo Monasta, presidente naz. OsservAzione (Centro di ricerca discriminazione di rom e sinti)
Carla Osella, presidente AIZO (Associazione Italiana Zingari Oggi), Torino
Carlo Stasolla, presidente Ass. 21 Luglio per i diritti dei rom, Roma
Antonella Nonino, consigliera delegata rapporti con le comunità rom, Comune di Udine
Pietro Massarotto, presidente NAGA, Milano
Donatella De Vito, responsabile progetti rom “Casa della Carità”, Milano
Paolo Riva, ufficio stampa “Casa della Carità”, Milano
Jean-Pierre Ndayambaje, Presidente Coordinamento “Ricostruire insieme” – L’Aquila
Mario Alaggio, segretario provinciale ARCI L’Aquila
Sabrina Tosi Cambini, antropologa, Fondazione Michelucci, Firenze
Eva Rizzin, Osservatorio sulle discriminazioni “Articolo 3”, Mantova
Stefano Galieni, giornalista “Liberazione”, Roma
Fabrizio Casavola, direttore di “Mahalla”, sito di informazione su rom e sinti, Milano
Lucia Zucchella, coop. soc. Accesso Milano
Nicoletta Bardi, associazione Donne TerreMutate L’Aquila
Gianfranco Schiavone, presidente ICS (Italian Consortium for Solidarity), direttivo naz. ASGI
Giuseppe Faso, associazione Straniamenti, autore di “Lessico del Razzismo democratico”
Alessandra Ballerini, avvocato, blogger de “Il Fatto quotidiano”
Maria Immacolata Macioti, Docente Storia delle Religioni Università Sapienza di Roma
Marco Brazzoduro, docente Politiche Sociali Università Sapienza di Roma
Fulvio Vassallo Paleologo, docente in Diritto di asilo, Università di Palermo
Emilio Santoro, ass. L’AltroDiritto, docente Sociologia del diritto, Università di Firenze
Anna Maria Rivera, docente di Antropologia Università di Roma, blogger di Micromega
Marcello di Filippo, docente diritto internazionale Università di Pisa
Andrea Callaioli, avvocato ASGI, Pisa
Mercedes Frias, attivista toscana, già parlamentare della Repubblica
Udo C. Enwereuzor, Coordinatore FRANET Italia / COSPE
Lorenzo Guadagnucci, Giornalisti Contro il Razzismo, Firenze
Stefano Mencherini, giornalista indipendente e regista Rai
Edda Pando, Rete Sportelli Immigrazione Arci Milano
Vincenza Perilli, blogger Marginalia
Marco Paggi, avvocato, ASGI
Piero Colacicchi, fondatore di OsservAzione
Gianluca Nigro, Associazione Finis Terrae Salento
Elena Rozzi, ASGI Torino
Sergio Briguglio, esperto indipendente di immigrazione, Roma
Walter Peruzzi, direttore della rivista “Guerre&Pace”
Gervasio Ungolo e Bernardo Bruno, coordinatori Osservatorio Migranti Basilicata
Marina Veronesi, associazione Straniamenti Empolese-Valdelsa
Roberto Niccolai, coop. Gli Altri, coordinatore sportelli migranti Comuni prov. Pistoia
Barbara Beneforti, resp. Centro Anti Discriminazione provincia di Pistoia
Maurizio Mazzocchi, resp. prov. Lega Cooperative Pistoia
Federico Tasselli, presidente ARCI Pistoia
Luisa Soldati, ex vice Sindaco Comune S. Marcello Pistoiese
Nicola Solimano, Coordinatore Fondazione Michelucci, Firenze
Moreno Biagioni, Rete Antirazzista Firenze
Daniela Consoli, avvocato Firenze
Ernesto Rossi, presidente associazione “Apertamente”, Milano
Anna Brambilla, avvocato ASGI, Milano
Francesca Saudino, avvocato, OsservAzione Napoli
Andrea Anzaldi, associazione 21 Luglio, Roma
Katia Scannavini, MA PhD, Università Sapienza, Roma
Gianluca Gabrielli, dottorando in storia della scuola, Università di Macerata
Luigi Riccio, redattore Corriere Immigrazione
Maria Paola Patuelli, Comitato in Difesa della Costituzione, Ravenna
Enzo Morgagni, presidente associazione EDU_CARE, Comitato “Rompere il Silenzio” Ravenna

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Mondiali Rebeldi 2011: un calcio al pallone e uno al razzismo

Come di consueto all’inizio della stagione estiva, anche nel 2001 – tra il 12 Giugno e il 3 Luglio – si è tenuto presso il circolo Arci “Pisanello” di Via Marsala a Riglione – Oratoio, il Mondiale Rebelde 2011 di calcetto, “il calcio come non l’avete mai visto!”.

Giunto alla sua VI edizione, il torneo di calcio a 5 è organizzato dal Progetto Rebeldia con la collaborazione della Lega Calcio Uisp – comitato di Pisa e il supporto logistico – organizzativo dello stesso circolo Pisanello. Lo slogan del torneo è “un calcio al pallone e uno al razzismo”, a testimonianza del significato in primo luogo sociale della manifestazione.

In campo, oltre alle “nazionali” –  espressione delle comunità di migranti presenti in città – numerose squadre allestite da associazioni o da singoli gruppi di persone.

Anche quest’anno, come di consueto, Africa Insieme ha organizzato una propria squadra, schierando i volontari dell’associazione, ma anche – ed è la novità del 2011 – i ragazzi richiedenti asilo provenienti dall’Irak, dalla Costa d’Avorio, dalla Libia e da numerosi paesi africani, giunti a Pisa e inseriti nelle locali strutture di accoglienza. Anche nello sport, dunque, l’associazione ha voluto riaffermare la propria battaglia per l’accoglienza, l’inclusione sociale e la piena cittadinanza dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Proprio per queste caratteristiche della squadra, Africa Insieme – pur non vincendo neanche una partita… – si è aggiudicata la “Coppa Terzo Tempo”. A partire dall’edizione 2011, infatti, il regolamento dei Mondiali Rebeldia prevede un premio specifico per le squadre che si sono contraddistinte per “lealtà, spirito sportivo e partecipazione in linea con le finalità dei Mondiali Rebeldi”.

Leggi anche:

Al via il Mondiale Rebelde. Pisanotizie, 11 Giugno

– Mondiali Rebeldi, calendario e risultati. Dal sito di Rebeldia

– La “Tazza d’Oro” vince il Mondiale Rebelde. La “Coppa Terzo Tempo”. Pisanotizie, 6 Luglio

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Decreto flussi, l’impegno delle associazioni. Gennaio 2011

Il testo integrale del comunicato stampa inviato dalle associazioni aderenti a Rebeldia il 7 Gennaio 2011.

E’ di questi giorni la notizia dell’uscita del “decreto flussi”, cioè del provvedimento, varato ogni anno dal Governo, che stabilisce il numero massimo (la cosiddetta “quota”) di cittadini stranieri che possono entrare in Italia per motivi di lavoro.

Si tratta di un evento importante, per i cittadini stranieri ma anche per tante famiglie italiane: con il decreto flussi, infatti, è possibile assumere colf e “badanti”, e sono molte le persone che utilizzano questa procedura per poter assistere anziani non autosufficienti. Così come sono molte le imprese e le aziende che richiedono lavoratori stranieri.

Quest’anno, in tutta Italia, sono previsti quasi 100.000 nuovi ingressi: significa che 100.000 migranti potranno avere un visto e un permesso di soggiorno, potranno vivere e lavorare regolarmente, pagare le tasse e costruire un futuro in Italia. Il Ministero non ha ancora ripartito le “quote” nelle varie province e regioni, ma è probabile che al nostro territorio tocchino diverse centinaia di posti: negli anni passati, alla provincia di Pisa sono state assegnate circa 1.000 quote per ogni “decreto flussi”.

Purtroppo, la procedura è poco trasparente, burocratica e farraginosa. La legge prevede che i lavoratori stranieri si trovino ancora ai loro paesi di origine: il datore di lavoro dovrebbe quindi assumere una persona che abita a migliaia di chilometri di distanza, presumibilmente senza averla mai vista. Un requisito assurdo, che alimenta speculazioni e illegalità. Per di più, la presentazione delle domande è molto complicata: bisogna infatti conoscere la normativa, padroneggiare una modulistica online abbastanza complessa e raccogliere una grande quantità di documenti, sia del datore di lavoro che del lavoratore.

E’ per questo che alcune associazioni hanno deciso di unire le loro forze per assistere i migranti, le imprese e le famiglie. Sappiamo che, con la scorsa regolarizzazione, molti stranieri sono stati truffati da persone senza scrupoli, che hanno chiesto migliaia di euro per presentare le domande, spesso sparendo dopo aver intascato i soldi… Noi vorremmo garantire che le persone siano correttamente informate, che conoscano i loro diritti e i loro doveri, che possano presentare le domande senza dover pagare soldi non dovuti.

L’associazione Africa Insieme, che da anni gestisce uno sportello informativo su queste tematiche, fornirà gratuitamente assistenza e informazioni agli utenti. La Scuola d’Italiano del Comedor Estudiantil G. Liva, Un Ponte per, l’ambulatorio per migranti Mezclar e l’associazione Fratelli dell’Uomo informeranno i migranti con cui entrano quotidianamente in contatto di questa nuova opportunità, e indirizzeranno i datori di lavoro allo sportello. Infine, l’associazione Acklab fornirà consulenza su tutta la parte informatica della procedura.

Tutte queste associazioni hanno oggi sede in Via Battisti 51, perché negli anni hanno scelto di aderire al cartello “Rebeldia”, che riunisce più di trenta tra associazioni di volontariato, gruppi sportivi e ricreativi, circoli culturali, organizzazioni non governative impegnate nella solidarietà internazionale. Come noto, la sede di Via Battisti è sotto sgombero: e uno sgombero rappresenterebbe non solo un duro colpo ad una straordinaria esperienza che da anni anima la città, ma interromperebbe il lavoro sul decreto flussi che stiamo faticosamente avviando. Ci auguriamo quindi che prevalga il buon senso, e che le istituzioni locali non interrompano un’attività di volontariato, che riteniamo preziosa per tutta la città.

Intanto, diamo appuntamento a tutti gli interessanti per una prima assemblea informativa che si terrà domani, sabato 8 gennaio, alle ore 15, presso il centro sociale Rebeldia, dove speriamo di poter organizzare anche il click-day previsto per il 31 gennaio.

Africa Insieme – Fratelli dell’Uomo – Mezclar – Scuola d’Italiano/ Comedor Estudiantil G. Liva – Un Ponte per (Comitato Toscano) – Acklab

Pisa, 7 Gennaio 2011

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Comunicato congiunto dei candidati a Rettore

Comunicato congiunto dei candidati alla carica di Rettore

Un nuovo e miglior rapporto di integrazione tra Università e enti locali rappresenta un fattore determinante per mantenere la città di Pisa una meta capace di attrarre studenti da tutta Italia. Benché in tempi di ristrettezze economiche, le condizioni di accoglienza devono essere una questione centrale sulla quale realizzare sinergie tra le istituzioni chiamate ad amministrare la città, anche per evitare che carenza di servizi e impoverimento di offerte culturali pregiudichino quel corretto equilibrio tra studio e socialità che dovrebbe distinguere l’ambiente di vita di una comunità accademica.

Quale che sia l’esito delle elezioni, è ferma intenzione di ciascuno di noi impegnarsi in prima persona, insieme agli enti locali, per incrementare la qualità e la quantità di spazi e occasioni di incontro e di crescita per gli studenti insieme alla cittadinanza tutta. Occorre operare nel rispetto di criteri di utilità sociale, di complementarietà con i servizi già esistenti sul territorio, nonché dei costi per le istituzioni pubbliche. Da questo punto di vista, il caso del Progetto Rebeldía, che da anni porta avanti in forma gratuita decine di attività al servizio dell’intera comunità pisana, raccogliendo oltre 30 associazioni, costituisce senza dubbio un patrimonio da valorizzare. Perciò, chi di noi sarà eletto non farà mancare il proprio sostegno all’individuazione di una soluzione, riattivando gli strumenti opportuni a partire dalla Conferenza Università-Territorio, ma anche valutando la disponibilità di spazi pubblici, inclusi i locali dell’ex ASNU.

In ragione di ciò, chiediamo che sia sospesa ogni decisione relativa alla nuova sede del Progetto Rebeldía fino all’elezione del nuovo Rettore, affinché l’Università possa partecipare, nel pieno delle funzioni, all’elaborazione della proposta più opportuna, senza giungere a soluzioni precipitose nel cuore dell’estate. In tal senso, auspichiamo che non venga attuata l’ipotesi di una evacuazione coatta dei locali che attualmente ospitano le associazioni del Progetto Rebeldía, o che venga individuata una soluzione provvisoria, per non interrompere la continuità del progetto Rebeldía, in attesa di garantire alla città tutta, di cui l’Università è parte integrante, una nuova sede di Rebeldía la cui individuazione possa avvenire in autunno nella massima serenità di tutte le parti.

Pisa, 20 luglio 2010

Massimo Augello

Nicoletta De Francesco

Paolo Miccoli

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Rebeldia ergo Sum, 20 Luglio 2010

di Marco Philopat e Duka

Rebeldia ERGO SUM – vedi l’articolo in formato PDF (6M)

Il Manifesto, 20 Luglio 2010

Oggi l’udienza del Tribunale di Pisa sullo sgombero richiesto dal sindaco Pd Marco Filippeschi. Sui locali del Rebeldia il comune vuole costruire un faraonico progetto urbanistico. Gettando alle ortiche una delle esperienze più vitali della città

Avevamo saputo che il 12 giugno scorso, da una spiaggia pisana sull’Arno, era partito il «Rebel boat», un battello decorato di striscioni e bandiere che navigava a ritmo di musica in difesa di un atollo pirata. Le nostri menti si erano riempite all’istante con le immagini della Queen Elizabeth dei Sex Pistols sul Tamigi, della ciurma di Cappello di Paglia che si batte contro il governo mondiale nel manga One Piece, delle cialtronesche avventure di Jack Sparrow e i sanguinari racconti sulla Tortuga di Valerio Evangelisti.

C’eravamo esaltati via skype e volevamo partire subito dal Tevere o dai navigli per affrontare un viaggio degno di essere raccontato, ma per fortuna un nostro amico munito di tom tom ce l’aveva sconsigliato. Così, incontrandoci giorni dopo a Firenze, abbiamo intrapreso con un pedalò la navigazione lungo le rive dell’Arno e siamo approdati a Pisa in un torrido giorno di metà luglio. «Ma non pendeva a sinistra?» ci chiedevamo sventolando la Jolly Roger sotto la Torre. «Da qui sembra andare dall’altra parte!». «Tutto è relativo alla posizione in cui ti poni». «Se lo dici tu…». Alla ricerca del punto di vista ci siamo ritrovati in una bella protesta organizzata dagli attivisti del centro sociale Rebeldia dentro la sala del consiglio comunale. Il regolamento della cittadina di ormai deceduta tradizione progressista, prevede infatti che i normali cittadini, tramite una minima raccolta di firme, possano richiedere un’assemblea straordinaria del Consiglio su una determinata questione. Il Rebeldia, insieme alla casa editrice e archivio Biblioteca Franco Serantini aveva perciò ottenuto una discussione sugli spazi sociali in vista dello sgombero imminente dei luoghi dove le due strutture svolgono le proprie attività. Siamo entrati con 31 cartelloni e 31 piante differenti per rappresentare la biodiversità dei gruppi che fanno parte del progetto Rebeldia, il nome che si è dato un cartello di altrettante associazioni che 5 anni fa è entrato, col consenso del comune dopo lo sgombero della precedente sede, in un deposito abbandonato dell’azienda dei trasporti locali e l’ha trasformato in uno dei luoghi più vivaci di tutta la città e in un’oasi di dibattito e pensiero critico. Dal mercatino del Gas alla parete per le arrampicate, dai corsi di italiano per stranieri ai laboratori di informatica, passando per cineforum, biblioteche, sale concerti, poi Emergency, Lipu, Un Ponte Per, Fratelli dell’Uomo, Africa Insieme, Equilibri Precari e Ciclofficina. Il tutto, ovviamente, a costo zero per l’amministrazione comunale. Il Rebeldia è un centro sociale che ha un’originale configurazione, è aperto a tutte le situazioni di base della città che condividono i principi della partecipazione e dell’autogestione e che sono fermamente contrari al razzismo, al fascismo, alla guerra e alle attività a fini di lucro.

In mezzo alla foresta di piante e cartelloni veniamo a conoscenza che il sindaco del Pd Marco Filippeschi, un boy scout cresciuto che ha abbandonato i suoi pantaloncini corti per la giacca e la cravatta, in poco meno di due anni dalla sua nomina è riuscito a far credere ai suoi concittadini che Pisa sia diventata una specie di pericoloso ghetto sudafricano quando invece è risaputo che qui il tasso di criminalità è assai minore di quello di una ridente cittadina svedese. Da queste parti, se due persone si prendono a schiaffi finiscono sulle prime pagine dei quotidiani locali.

Oltre alle ordinanze antiborsone contro i venditori migranti di strada, al coprifuoco serale nelle zone più frequentate dagli studenti universitari, agli sgomberi forzati di campi rom e al divieto di vendita di alcolici nelle ore serali, il sindaco ha stretto un inspiegabile patto sulla sicurezza con il ministro Maroni, che è venuto di persona a firmarlo in prefettura. Non contento di tutto ciò, si è fatto assegnare una scorta di agenti andando a incappare nelle ire di tutti i sindacati di polizia che proprio la mattina del nostro arrivo, durante una conferenza stampa unitaria hanno dichiarato: «Il recentemente istituito ricorso al personale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri nel servizio di tutela al Sindaco ci preoccupa perché causa una notevole riduzione di personale e può pregiudicare la risposta che la Questura riesce a garantire in termini di sicurezza alla cittadinanza».

Ma soprattutto Filippescu, così chiamato dai suoi stessi compagni fin dai tempi in cui militava nella Fgci locale, ha un suo preciso obiettivo, lo sgombero del Rebeldia per costruire un faraonico e costosissimo progetto urbanistico da 37 milioni di euro, mettendo al posto del centro sociale una stazione degli autobus, che dovrebbe sostituire quella che attualmente si trova dall’altro lato della strada e che è stata peraltro costruita solo nel 2005.

Il Rebeldia finora è riuscito a mantenere i propri spazi grazie a due manifestazioni che hanno raccolto ogni volta la partecipazione di tremila persone e sostenendo le trattative col Comune per ottenere uno spazio capace di contenere tutte le attività. Ma 37 milioni di euro sono tanti e così lo scorso anno il Comune ha dato il via ad un processo per sfratto. L’udienza per cacciare fuori rebeldiani era fissata per il 29 settembre. Ma le pressioni del Comune hanno «convinto» i magistrati ad anticiparla al 20 luglio per arrivare allo sgombero forzato in agosto.

Il Rebeldia, dopo il Rebel Boat, dopo un flashmob a base di tango, con decine di ballerini che hanno danzato contro lo sgombero sotto la Torre, un muro di scatoloni che è stato messo davanti al municipio con il nome di ogni realtà e accanto uno striscione con sopra scritto: «Ne abbiamo le scatole piene. No allo sfratto», il 30 giugno hanno organizzato una grande assemblea cittadina con oltre 250 persone – dagli anarchici del Kronstadt, della BFS e del Circolo di Vicolo del Tidi agli antagonisti del Newroz, dai Cobas agli ambientalisti e ai partiti ex-parlamentari Prc, Sel e Pcl – e soprattutto tantissimi frequentatori del centro per dire no allo sgombero. Hanno partecipato anche un assessore ed alcuni esponenti Pd che hanno proposto al Rebeldia il gesto «responsabile» di lasciare lo spazio. La risposta è stata nettissima: «Usciremo solo con una soluzione condivisa da tutte le associazioni», pertanto è stato chiesto il congelamento dell’iter giudiziario ed è stato provocatoriamente invitato Filippescu a visitare gli spazi di via Battisti, per prendere «coscienza con i suoi occhi delle tantissime attività che vi si svolgono e del bene comune che esse rappresentano». Considerando il fatto che il primo cittadino ha snobbato l’invito, i rebeldiani sono andati a cercarlo direttamente dentro al municipio.

Al consiglio comunale c’erano tutti tranne il Filippescu, impegnato a Shanghai sulla via della globalizzazione a rinverdire le mire mercantili della vecchia repubblica marinara. Le manie di grandezza del sindaco erano già note per avere più volte paragonato Pisa a Parigi, ma questa missione cinese per evitare il confronto annunciato nessuno poteva aspettarsela. Dopo un’interminabile riunione durata più di sei ore, mentre le nostre piantine stavano boccheggiando nel caldo infernale dell’aula, è stato annunciato che la discussione veniva rimandata a lunedì 19 luglio.

A quel punto è stato proposto di riarmare la Rebel Boat, di tornare a scampanellare con la Critical Mass in giro per le strade, di allestire una mongolfiera, di affittare un tappeto volante, di attivare il teletrasporto. Poi abbiamo scoperto la flemma pisana. Tutti sdegnati e sudati, i rebeldiani hanno dapprima innaffiato le piantine, poi hanno ben cenato e infine sono andati tutti quanti a ballare reggae e dub in una spiaggia sull’Arno. Abbiamo finalmente capito perché solo in questa città poteva sopravvivere l’ultima street parade antiproibizionista, la famigerata Canapisa, giunta quest’anno alla sua decima edizione nonostante i tentativi di divieto delle autorità comunali.

Tuttavia noi non eravamo pisani. L’adrenalina piratesca non scendeva, volevamo provare un’ultima sortita, ma con il nostro pedalò non avremmo mai potuto affrontare gli oceani per abbordare il galeone del Filippescu. L’amico del tom tom ce l’ha nuovamente sconsigliato e poi martedì ci sarà il processo, c’è da preparare la colazione rebelde sulla scalinata del tribunale per tutti quelli che vogliono farsi sentire dal sindaco fino nel lontano oriente.

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Maggio-Luglio 2010, la vertenza per Rebeldia

Tra il Maggio e il Luglio 2010, il Comune di Pisa impone una nuova accellerazione alla vertenza sul Progetto Rebeldia: prima chiedendo alle associazioni di abbandonare la sede di Via Battisti per far posto ai lavori dell’opera detta “Sesta Porta”; poi, chiedendo al Tribunale l’anticipazione dell’udienza per lo sfratto. Le associazioni ottengono però dal giudice una nuova proroga al 30 Ottobre. Africa Insieme sostiene attivamente la vertenza in favore del Progetto Rebeldia, di cui fa parte dal 2006.

La vertenza per Rebeldia: una sintesi

– Se la Torre pende a destra. Un articolo di Giuliano Marrucci sul Fatto Quotidiano del 4 Luglio 2010. Leggi

– Rebeldia Ergo Sum. Un articolo di Marco Philopat e Duka, Il Manifesto, 20 Luglio 2010. Leggi

– I dettagli tecnici della trattativa in un documento del Progetto Rebeldia

– “Sotto sfratto la casa dei volontari”. Un articolo su Repubblica, 23 Luglio 2010. Leggi

– Il Progetto Sesta Porta in un documento dell’amministrazione comunale

La vertenza nel Maggio 2010

– 24 Maggio 2010. Settimana di fuoco per l’amministrazione comunale: il caso Rebeldia, la vicenda di Via Marsala e la manifestazione di Canapisa. Un articolo de La Nazione

– 31 Maggio 2010. Una conferenza dei servizi viene chiamata a sciogliere i nodi della trattativa su Rebeldia. Le associazioni di Via Battisti propongono il trasferimento nella sede ex-ASNU, di proprietà dell’Università. Il Comune propone la palazzina di Via Saragat. Leggi articolo del Tirreno e documento di Rebeldia per la conferenza dei servizi

– 4 Giugno 2010. Il Rettore dell’Università: “la sede dell’ex-ASNU non è disponibile”. Leggi articoli de La Nazione e del Tirreno

– 5 Giugno 2010. Un appello di docenti universitari sostiene la soluzione ex ASNU. Firma anche l’ex Sindaco di Pisa, Piero Floriani. Leggi testo dell’appello e articolo del Tirreno

14 Giugno 2010: il “Rebel boat” attraversa l’Arno

Rebel Boat. Video Pisanotizie

– Arriva in Arno il Rebel Boat. Da Pisanotizie

Fine Giugno 2010. L’udienza di sfratto anticipata al 30 Giugno

– Anticipata l’udienza di sfratto contro il Progetto Rebeldia. Leggi dal sito di rebeldia

– Rebeldia: “non ce ne andremo”. Dal Tirreno 28 Giugno 2010

– Sfratto, udienza anticipata. La Nazione 30 Giugno 2010

– Un documento congiunto dei dirigenti nazionali di Emergency, Un ponte per, Fratelli dell’Uomo e LIPU a sostegno di Rebeldia. Leggi

– 30 Giugno 2010. Assemblea cittadina del Progetto Rebeldia. Giuseppe Marcocci (Africa Insieme): “le associazioni usciranno da via Battisti solo con una soluzione condivisa”. Leggi da Pisanotizie

– 1 Luglio 2010. Rebeldia chiede al Sindaco di visitare i locali di Via Battisti. Leggi da Pisanotizie

– 6 Luglio 2010. Rebeldia, si infiamma il dibattito. L’assessore provinciale Sanzo sostiene le associazioni di Via Battisti, critiche dal Partito Democratico. Leggi da Pisanotizie

Luglio 2010, verso l’udienza di sfratto: si infiamma il dibattito cittadino

– 8 Luglio 2010. “Pisa non può permettersi la politica delle ruspe”. Un documento della Casa della Donna di Pisa. Leggi dal sito di Rebeldia

– 16 Luglio 2010. Consiglio comunale, rinviata la discussione sugli spazi sociali. Protestano le associazioni del Progetto Rebeldia. Leggi da Pisanotizie

– 19 Luglio 2010. Consiglio comunale, discussione sugli spazi sociali. Manca il numero legale. Ascolta l’audio integrale sul sito del consiglio comunale o leggi su Pisanotizie

– 20 Luglio 2010. I candidati alle elezioni per la nomina del rettore: “sospendete lo sgombero, quando saremo insediati troveremo una soluzione per Rebeldia”. Leggi appello dei candidati, e articoli da Tirreno, Nazione, Unità. Leggi anche Il Tirreno, pagina nazionale

27 Luglio 2010. Il giudice rinvia lo sfratto al 30 ottobre

Udienza su Rebeldia, video Pisanotizie
le dichiarazioni a caldo di Giuseppe Marcocci (Africa Insieme)

– Leggi i servizi di Tirreno, Nazione, Pisanotizie

Agosto 2010. Il Comune insiste sulla soluzione Via Saragat, Rebeldia annuncia un mese di “silenzio e di ascolto”

– Leggi comunicato delle associazioni del Progetto Rebeldia, dal sito di Rebeldia

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Rebeldia per una soluzione condivisa: il lato tecnico della questione (Luglio 2010)

In un documento del progetto Rebeldia, datato Luglio 2010, tutti i dettagli tecnici della trattativa.

Il Progetto Rebeldía è arrivato nell’attuale sede di via Cesare Battisti 51 nel febbraio 2006, dopo che i locali precedentemente occupati e di proprietà dell’Università dovevano essere liberati a causa della partenza di un cantiere. L’amministrazione comunale andò incontro all’ateneo proponendo uno spazio di proprietà della Compagnia Pisana Trasporti, dandolo in concessione temporanea al Progetto Rebeldía.

Il carattere non definitivo della sistemazione dipendeva dal fatto che l’area è interessata da un progetto di riqualificazione urbana, la “Sesta Porta”, che dovrebbe sistematizzare i trasporti pubblici di Pisa creando un polo intermodale di scambio rotaia-gomma.

Sia l’amministrazione Fontanelli allora, sia quella Filippeschi nel 2008 durante la campagna elettorale, assunsero entrambe l’impegno di trovare, insieme a Provincia di Pisa, ARDSU e Università degli Studi, una soluzione definitiva che riguardasse tutte le attività del Progetto, garantendone continuità, stabilità e unità.

Dal 2007 è stato attivato un tavolo inter-istituzionale fra gli enti su citati e le associazioni di Rebeldía che aveva come obiettivo quello di trovare assieme una soluzione condivisa, in particolare, le entità rappresentate, avrebbero dovuto avviare un tavolo composto solo da tecnici per individuare proposte da sottoporre alla politica.

Il “tavolo tecnico” puramente inteso si è riunito pochissime volte nel corso di quasi 4 anni, mentre quello istituzionale ha stentato a riunirsi: spesso le convocazioni solo in seguito a nostre pressioni pubbliche a mezzo stampa o verso le amministrazioni.

Il progetto Rebeldía in questi anni ha proposto 13 soluzioni di cui solo l’ultima, l’ex ASNU (di proprietà dell’Università), ha ricevuto minima attenzione, pur essendo una soluzione “economicamente vantaggiosa e dal punto di vista dei tempi immediatamente realizzabile, mentre tutte le altre non sono mai state visionate tecnicamente, ne tanto meno hanno ricevuto risposte e valutazioni.

Cogliamo l’occasione anche per fare chiarezza su alcune “questioni” che oggi vengono riproposte impropriamente e non in maniera corretta. L’ipotesi del capannone in via San Jacopo nel 2007 è decaduta in sede di tavolo tecnico da sola, anche a seguito di un sopralluogo, a causa di una legge nazionale sulla tutela delle acque e dell’inquinamento (delibera 4 Febbraio 1977, GU n.48 del 21-2-1977) che vieta di svolgere attività vicino al depuratore presente in quell’area.

Sulla palazzina in via Bovio, il Progetto Rebeldía ha presentato nell’ottobre del 2007 un documento nel quale chiedeva alcuni chiarimenti, a cui l’amministrazione non ha mai risposto. Tra i quesiti posti quello riguardante il fatto che l’area fosse interessata da un progetto di costruzione di un parcheggio, oppure che fosse incassata nelle case del centro storico, con evidenti problemi derivanti dal rumore. Ricordiamo che l’ipotesi decadde da sola allorché l’amministrazione provinciale smentì il Comune circa la messa a disposizione di alcune palestre che avrebbero dovuto completare l’offerta.

Infine in merito a via Saragat, una palazzina di 500 metri quadrati, presso la quale si fece un sopralluogo nell’ottobre 2008, da subito il Progetto Rebeldía prese questa come una buona base di partenza per iniziare assieme una progettazione urbanistica partecipata sul luogo, presentando nel dicembre le osservazioni al tavolo tecnico che decaddero senza più ricevere, neanche ad oggi, nessuna risposta.

Proprio la proposta di via Saragat fu ripresa, a distanza di oltre un anno, dall’assessora Ciccone, incaricata ora di tenere i rapporti con Rebeldía, in modo assolutamente inadeguato rispetto al percorso che il tavolo inter-istituzionale si era prefissato. La soluzione è stata trattata in separata sede e senza coinvolgere le associazioni sino all’uscita di una manifestazione pubblica di interesse sull’area, scaduta l’8 febbraio 2010 ed andata deserta.

Gia dal settembre 2009 il Progetto aveva sollevato pubblicamente numerosi dubbi sul percorso, dallo spreco di risorse pubbliche buttate in affitto, alla assurdità di un percorso non partecipativo, al fatto che l’area così com’è non può soddisfare le esigenze delle 31 associazioni che ora gestiscono uno spazio al coperto di circa 1500 mq, più altri 700 all’aperto.

Ad oggi l’unica proposta che ci è stata fatta è quella di “uscire unilateralmente” dagli spazi di via Battisti in attesa di trovare una soluzione, cosa inaccettabile per le associazioni che non saprebbero dove mettere i numerosi materiali presenti nel luogo e che non vogliono rischiare di chiudere per sempre le loro attività o vedersi smembrare e disperdere in città perdendo così il valore aggiunto che esse hanno ricavato dall’unità e dalla mescolanza.

Progetto Rebeldía

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Se la Torre pende a destra. Giuliano Marrucci sul Fatto Quotidiano

Se la torre pende a destra

Il Fatto Quotidiano, 4 Luglio 2010

A Pisa, lo sapete, c’è la Torre. Solo che prima pendeva a sinistra, poi, da qualche anno, ha cambiato direzione.

A compiere il miracolo non è stata una delle solite archistar, ma il Pd e il suo sindaco Marco Filippeschi, noto dai tempi del liceo col nomignolo di Filippescu. E in effetti il griogiore della nomenklatura tardo sovietica è tutto quello che rimane del suo passato da militante comunista.

L’ultima battaglia si chiama Rebeldia. E’ questo il nome che si è dato il cartello di 30 associazioni che 5 anni fa è entrato, col consenso del comune, in un megadeposito in stato di degrado avanzato dell’azienda dei trasporti locali e l’ha trasformato nel luogo più vivace di tutta la città. Dal mercatino del GAS alla parete per le arrampicate, dai corsi di italiano per stranieri ai laboratori di informatica, passando per cineforum, biblioteche, sale concerti e chi più ne ha più ne metta, a Pisa non c’è attività sana per il corpo e per la mente che non passi di qua. E il tutto, ovviamente, a costo zero per l’amministrazione locale.

Per Pisa, città rossa in cerca di nuova identità, una manna dal cielo. Ma Filippescu al cielo non c’ha mai creduto, e così deve aver pensato che quella roba lì era troppo bella per essere vera. Molto meglio pensare a cose più concrete, e così al posto del centro sociale sorgerà (con i soldi di chi, non si sa) una palazzina di 7 piani da 2.000 metri quadrati l’uno, tutta a disposizione degli uffici pubblici più svariati.

Il processo per cacciare fuori Rebeldia doveva iniziare a settembre. Ma a settembre la città è piena, e la città è tutta con Rebeldia. Ecco allora che Filippescu decide di combattere la sua battaglia dell’estate: anticipare il processo di un paio di mesi per arrivare allo sgombero forzato in agosto, quando a difendere Rebeldia ci saranno soltanto i turisti low-cost della Ryan Air che approdano a migliaia al locale aeroporto Galilei, l’unico al mondo pensato e costruito proprio in mezzo alla città, alla faccia dell’inquinamento acustico.

E’ l’ennesima dimostrazione dell’amore smisurato che l’amminsitrazione prova per il cemento. Una passione che è diventata amore incondizionato quando in città è sbarcato il costruttore siciliano Andrea Bulgarella. Report lo aveva intervistato qualche anno fa per chiedergli perché, nonostante avesse numerosi cantieri in quel di Trapani, dal 2000 avesse smesso di comprare il cemento dalla Ericina, il cementificio locale sequestrato alla mafia, rimesso in piedi sotto lo stretto controllo dello stato e boicottato da tutti i costruttori della provincia.

A Pisa Bulgarella ha trovato l’eldorado: i 120 mila metri quadrati del centralissimo ospedale Santa Chiara da trasformare in villaggio residenziale di lusso, le caserme in via di dismissione da trasformare in centri commerciali e alberghi, il contestatissimo porto commerciale da costruire sulla foce dell’arno e anche una nuova torre ipertecnologica nella periferia meridionale della città. Il tutto in una città dove su 100.000 abitanti scarsi si contano quasi 5.000 appartamenti sfitti, 150 dei quali di proprietà del costruttore locale Giuseppe Pampana. Sono di proprietà di Pampana, ad esempio, gli appartamenti di via Marsala che a marzo 8 famiglie ridotte alla disperazione dall’emergenza casa e dalla crisi hanno deciso di occupare. Poco male, visto che erano stati ultimati nel lontano 2002 e da allora erano rimasti inutilizzati. Eppure, appena due mesi dopo ecco il blitz di una settantina di agenti in tenuta antisommossa.

Le famiglie allora, con tanto di figli al seguito, si accampano con le tende in una piazza del centro, e danno inizio a un lungo sciopero della fame. Ma Filippescu in quei giorni ha altro a cui pensare. La città si sta preparando all’arrivo del ministro Maroni. Missione: firmare il “patto per la sicurezza” che prevede la realizzazione di un piano di videosorveglianza, il contrasto all’abusivismo commerciale e l’emanazione di ordinanze più efficaci nella lotta ai comportamenti “anti decoro”. Il tutto in una città dove i reati, da anni, sono costantemente in calo.

E visto che la migliore difesa è l’attacco, proprio mentre il sindaco flirta con la lega e abbandona le famiglie al loro destino, a scombinare le carte in tavola ci pensa il vero uomo forte del Pd locale, Paolo Fontanelli, ex-sindaco e responsabile nazionale del partito per il settore sanità. “Ciò che sta avvenendo a Pisa in queste settimane – scrive sul suo blog subito ripreso dalla stampa locale – riporta al centro una certa sinistra che preferisce che governi la destra anziché il centrosinistra”. Un capolavoro di retorica politichese, nella speranza che l’uso copioso dei termini “centro”, “sinistra”, “destra” e “centrosinistra” ovvino alla totale assenza di contenuti. Secondo Fontanelli a “seminare per la destra” sono le 8 famiglie accampate, le 30 associazioni di Rebeldia, le varie testate locali di controinformazione che da anni si battono contro il partito del cemento, e le forze politiche che condividono queste battaglie. Maroni invece è un interlocutore affidabile.

Da allora è passato oltre un mese, le tende sono state sgomberate a suon di calci dai vigili urbani, Rebeldia si prepara a resistere all’ormai scontato sgombero agostino, e si dice che Filippescu si sia fatto scortare dai vigili anche per andare a vedere la recita di fine anno di sua figlia. I tempi di Luigi Bulleri, storico sindaco comunista famoso per aver requisito centinaia di appartamenti sfitti per destinarli alle famiglie in difficoltà sembrano tramontati per sempre, e sulla città incombe l’ombra di una torre che ormai pende sempre più a destra.

Giuliano Marrucci

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Emergency, Fratelli dell’Uomo, Un Ponte per e Lipu per Rebeldia

Un documento unitario dei dirigenti nazionali delle quattro organizzazioni

In questi anni noi Organizzazioni Non Governative (ONG) e ONLUS, Emergency, Un Ponte Per.., Fratelli dell’uomo, LIPU, abbiamo aderito al Progetto Rebeldia trovandovi una naturale collocazione delle nostre rispettive attività e abbiamo iniziato un percorso ricchissimo di scambi e di contaminazione reciproca.

Il Progetto è un luogo dove le idee e le attività di 31 associazioni prendono vita e trovano spazio non solo fisico, ma anche espressivo.

Tramite il coinvolgimento attivo delle nostre sedi locali nel cartello di associazioni seguiamo da tempo la vicenda della stabilizzazione della sede di Rebeldia.

In questi anni di impegno comune abbiamo partecipato a percorsi tematici promossi da noi o da altri soggetti di Rebeldia che si rivolgevano alla città, ci siamo sempre trovati di fronte a persone che volontariamente mettevano a disposizione il proprio tempo per arricchire Pisa sia dal punto di vista culturale che sociale, per questo aderiamo al percorso che porta avanti Rebeldia con entusiasmo e passione, nonostante la precarietà a cui è costretta .

31 associazioni di diversa estrazione e con differenti scopi sociali si riuniscono, lavorano assieme, cercano di assicurare servizi di alto valore sociale (biblioteca, scuola di Italiano per migranti, cinema, sportelli legali, sport, conferenze informative, etc. etc.) questo non può che rappresentare un valore aggiunto difficile da trovare nel terzo settore, una rete così ampia che condivide e cresce assieme.

In questi anni di duro lavoro e confronto serrato riconosciamo al progetto di essersi sempre reso disponibile al dialogo con tutte le istituzioni locali, ed aver tenuto una condotta propositiva e propulsiva anche e soprattutto nell’identificare soluzioni alternative allo spazio attualmente in gestione.

Le modalità pubbliche di espressione, manifestazione, riproposizione delle proprie posizioni e dei propri diritti sono sempre state chiare, trasparenti e totalmente pervase da uno spirito giocose e pacifico che ha fatto si che Rebeldia venga riconosciuto dalla città come un polmone di idee e un punto di riferimento di ritrovo e di discussione aperta e partecipata.

La rete e l’unità sono un nodo fondamentale per chi, in tempi difficili e di crisi, vuole operare per il bene della collettività ci auguriamo quindi che in un territorio ricco di storia e di accoglienza questi valori vengano tutelati e che si trovi una soluzione al più presto per garantire stabilità e unione del Progetto Rebeldia.

Giovedì 24 Giugno 2010

Emergency

Un Ponte Per…

Fratelli dell’Uomo

LIPU

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Un mondo sotto sfratto: Rebeldia, Giugno 2009

Dopo quattro mesi di silenzio delle istituzioni sulla vicenda Rebeldia, nonostante i chiari impegni sottoscritti dal Comune per proseguire un tavolo di confronto con le associazioni di Via Battisti, arriva dalla CPT – l’azienda pubblica dei trasporti – l’intimazione di sfratto. Nel Giugno 2009 viene notificata la comunicazione dal Tribunale di Pisa per l’udienza del processo per lo sfratto, convocata il 18 Giugno. Le associazioni reagiscono convocando una grande manifestazione cittadina per il 13 Giugno.

“Un mondo sotto sfratto”: video di Pisanotizie

Video di France Togna, RMC

Il video dell’iniziativa del 23 Maggio in preparazione della manifestazione. Di France Togna


Leggi:

Rebeldia non si sfratta. Comunicato delle associazioni di Via Battisti

L’appello per la partecipazione alla manifestazione

Il dossier di Rebeldia sulla trattativa con il Comune e con gli enti locali

Lo striscione di Africa Insieme alla manifestazione

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