Regolarizzazione con inganno. Di Filippo Miraglia (ARCI)

Dal Manifesto, 24 Marzo 2010

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Dopo gli allarmi lanciati in tante città per il comportamento degli sportelli unici delle Prefetture e delle Questure che rigettano le domande di regolarizzazione di lavoratori stranieri condannati per inottemperanza all’ordine del Questore di lasciare il Paese per irregolarità del soggiorno, arriva la conferma che l’ordine arriva dall’alto. E che si tratta di un imbroglio nei confronti di datori di lavoro e migranti che, fidandosi dello Stato, hanno presentato domanda di regolarizzazione.

Con una circolare firmata dal capo della polizia, in netto contrasto con l’orientamento espresso dallo stesso ministero, si chiude la trappola organizzata contro quegli stranieri che, avendo avuto la sfortuna di incappare nelle forze dell’ordine dopo un provvedimento d’espulsione, ed essendo quindi stati condannati per non aver lasciato l’Italia come ordinato dal Questore, hanno partecipato alla regolarizzazione di settembre come tanti altri, fidandosi di quanto affermato in più sedi dal governo. Si tratta di una vera e propria infamia. Si emana un provvedimento di regolarizzazione che riguarda lavoratori e famiglie. Si sbandiera ai quattro venti come positivo un intervento che discrimina altre centinaia di migliaia di lavoratori e aziende (introducendo peraltro un elemento di corruzione, arbitrio e ricattabilità nei confronti dei migranti indegno di una democrazia), si dichiarano le condizioni per le quali questo è possibile e poi ci si rimangia quanto sostenuto e si fa scattare la trappola.

«La giustizia è uguale per tutti», c’è scritto in quei tribunali che il presidente del consiglio non vuole frequentare nonostante sia spesso invitato a farlo. Ma le garanzie valgono solo per i potenti. Gli immigrati, le loro famiglie e chi li ha assunti devono sottostare agli umori preelettorali di una maggioranza xenofoba e incapace di serietà e affidabilità.

Cosa succederà adesso? È prevedibile, e le organizzazioni sociali si adopereranno in questo senso, che il sistema della giustizia amministrativa venga investito da migliaia di ricorsi. Così il governo ottiene il doppio brillante risultato di promuovere la criminalizzazione dei migranti e il razzismo che ne consegue, e di ingolfare il sistema della giustizia amministrativa per poter continuare a parlar male della magistratura. Noi sappiamo, come sanno il capo della polizia e il ministro e come spiegano i giuristi, che questa circolare e l’interpretazione della norma che stanno già dando le Questure non sono coerenti con la legislazione e che si tratta di un vero e proprio imbroglio (non essersi allontanati dal Paese a seguito di una espulsione non è un reato che rientri tra quelli previsti come ostativi alla regolarizzazione), eppure dobbiamo assistere a questo ennesimo scempio della democrazia e della giustizia per l’ingordigia di un governo che, non soddisfatto di aver già prodotto danni seri ai migranti e ai datori di lavoro che hanno aderito alla regolarizzazione, si adopera a organizzare anche la beffa. Una beffa alla quale bisognerà reagire con forza, dicendo basta nelle aule dei tribunali, nelle piazze e magari intasando con messaggi di indignazione le mail dei principali responsabili di questa infamia.

Ps.: caro ministro, chi restituirà i 500 euro alle famiglie che si sono fidate?

Filippo Miraglia,  responsabile immigrazione Arci

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