Il realismo e la realtà: cosa fare dei CPT. Autunno 2005

Il realismo e la realtà: cosa fare dei CPT

Nei mesi scorsi la discussione sui CPT (Centri di permanenza Temporanea, le strutture previste per l’identificazione e l’eventuale espulsione di immigrati non regolari) ha avuto alcune occasioni di confronto all’interno dello schieramento di centrosinistra: una giornata dedicata all’immigrazione nella “fabbrica del programma” di Prodi; l’iniziativa del Presidente della Puglia, Niki Vendola, che ha convocato gli altri Presidenti delle regioni; il confronto di Cecina, al Meeting, con i partiti del centro sinistra e una parte importante del movimento antirazzista, nonché quello alla Festa dell’Unità di Firenze tra Massimo D’Alema e Fausto Bertinotti; e, in ambito cittadino, una lettera aperta di Eros Cruccolini, Presidente del Consiglio comunale di Firenze e iscritto ai DS, al Presidente del suo partito, D’Alema, a cui sono seguite, sui giornali locali, alcune repliche, in parte polemiche in parte di sostegno.

Secondo un riflesso condizionato, non nuovo per la sinistra, la discussione pare polarizzarsi tra un approccio più attento alla tutela del diritto e dei diritti (in passato attribuito alle “anime belle” del garantismo), e uno che privilegia invece il realismo politico, la responsabilità di governo, il senso della misura su questioni che inquietano l’opinione pubblica.

Poco importa che in questo caso le “anime belle” rappresentino uno schieramento largo e trasversale, che va da giuristi a costituzionalisti, da associazioni e operatori del mondo della solidarietà e del volontariato, fino a forze e figure politiche di rilievo nel centrosinistra (almeno a giudicare dalla giornata presso la “fabbrica del programma” e dalla riunione indetta da Vendola); e che gli argomenti da questi proposti tocchino aspetti fondamentali per la democrazia e per lo stato di diritto.

Le domande che, in nome del realismo politico, vengono rilanciate per azzerare questi argomenti sono in apparenza insuperabili: come si contrasta l’immigrazione clandestina? Come si garantiscono legalità e sicurezza?

Domande, in effetti, troppo serie per essere lasciate senza risposta. E ci si aspetterebbe che chi, “realisticamente”, sostiene la necessità dei CPT (magari gestiti democraticamente dalle amministrazioni di centrosinistra) si affidasse alla forza dei dati e dei risultati conseguiti nella lotta all’immigrazione clandestina attraverso i CPT.

Infatti, dati e risultati sono disponibili, e le fonti sono insospettabili: Ministero dell’Interno e Corte dei Conti.

Dal 2001 al 2004 sono stati trattenuti presso i CPT, per l’identificazione e l’espulsione dei non regolari, circa 60.000 immigrati; di questi circa la metà è stata rimpatriata, mentre l’altra metà ha avuto una qualche forma di regolarizzazione.

Negli stessi anni, esclusi i respingimenti alle frontiere, sono stati rintracciati in Italia circa 370.000 immigrati irregolari o clandestini; e ricerche attendibili stimano l’ingresso clandestino di circa 250-300 mila immigrati all’anno, che poi in larga parte, dopo periodi più o meno lunghi di presenza non regolare o clandestina, trovano una qualche forma di regolarizzazione (in particolare tramite le sanatorie).

Quindi, nei 4 anni analizzati dal Ministero dell’Interno, di fronte a oltre 1 milione di ingressi non regolari, i CPT hanno “accolto” circa 60.000 persone e ne hanno rimpatriate 30.000: come strumento principe della lotta all’immigrazione clandestina non sembra un risultato esaltante.

Sempre sotto il profilo del realismo e della responsabilità di governo, un altro capitolo non proprio edificante riguarda i costi della gestione dei CPT: nel 2003 e nel 2004 i 18 Centri attivi sono costati 50 milioni di euro all’anno, cifra che rappresenta la voce più rilevante delle risorse destinate dal governo alle politiche per l’immigrazione (comprese le misure per l’integrazione). Chiunque può farsi due conti.

C’è dell’altro nei dati e nella gestione dei CPT (l’inevitabile arbitrarietà e aleatorietà delle procedure per l’identificazione, l’assenza di garanzie personali, gli abusi di potere), ma già le cifre citate sembrano sufficienti per un bilancio, o almeno per un ragionevole dubbio.

A questo punto incombe un’ulteriore, ineludibile domanda: ma cosa propongono i sostenitori della chiusura dei CPT, forse di aprire indiscriminatamente le frontiere?

La politica delle quote, così come è prevista, ha suscitato critiche che qui non riprendiamo. Ci limitiamo a dire che, se anche considerate valide come strumento, le quote dovrebbero essere ben più ampie delle attuali, e che vi sarebbe la necessità di affiancarvi altre misure.

Da anni sono in campo, da parte di esperti e associazioni, proposte che potrebbero avere, nella realtà di un processo dinamico come l’immigrazione, effetti di forte limitazione della clandestinità: a partire dall’introduzione di un “permesso di soggiorno per ricerca di lavoro”, che legalizzerebbe ciò che oggi già avviene irregolarmente e permetterebbe al governo di controllare gli ingressi e di non lasciarli in mano ai trafficanti di clandestini e al “fai da te” degli immigrati, che produce oggi circa 300 mila clandestini all’anno. Per poi proseguire con la possibilità di regolarizzarsi per chi, seppure entrato irregolarmente, ha trovato un inserimento lavorativo e abitativo.

La realtà di 20 anni di immigrazione verso l’Italia dice che più è difficile entrare legalmente (oggi è impossibile se non attraverso il ricongiungimento familiare) più incassano le mafie e i trafficanti, e più aumenta il rischio di scivolare verso l’economia illegale per immigrati impossibilitati a regolarizzare la propria posizione. Sempre la realtà dice che, in assenza di forme di ingresso regolare, il ricorso periodico alle sanatorie è indispensabile non solo alla vita di centinaia di migliaia di famiglie immigrate, ma alla nostra stessa economia e ai bisogni di cura di moltissime famiglie di italiani.

E’ altrettanto evidente che sarebbero poi estremamente necessarie una legge e degli interventi adeguati riguardanti i richiedenti asilo ed i profughi.

Davvero, nel caso delle politiche per l’immigrazione e dei CPT il realismo politico dovrebbe maggiormente ispirarsi alla realtà.

Rimane un ultimo problema: la rassicurazione dei cittadini. Non è forse vero che anche la Gran Bretagna di Blair sta adottando misure che limitano la sfera dei diritti individuali, per garantire maggiore sicurezza?

Senza entrare nel dettaglio delle decisioni assunte dal governo britannico, sarebbe opportuno che gli epigoni nostrani di Blair non commettessero l’errore (che non fa neanche il nostro prudentissimo Ministro dell’Interno, Pisanu) di confondere le misure di prevenzione contro il terrorismo con le politiche di accesso e di integrazione degli immigrati (che peraltro in Gran Bretagna sono tradizionalmente molto più aperte – nonostante un recente giro di vite nei confronti dei richiedenti asilo – e che neanche i provvedimenti antiterrorismo hanno intaccato sostanzialmente). Negli ambienti più avvertititi della cultura britannica si è semmai riaperto un dibattito (che è arrivato anche su alcuni nostri giornali nazionali) sui modelli di inclusione, sul problema delle giovani generazioni provenienti da famiglie di immigrati, sui loro processi identitari, sulle politiche positive da adottare.

La migliore rassicurazione per tutti i cittadini, migranti e nativi, è rappresentata dallo sviluppo di reali processi di convivenza, da effettive politiche di inserimento. La garanzia e il rispetto dei diritti di cittadinanza per gli immigrati, l’uguaglianza sostanziale e il superamento della stagione del diritto speciale sono le basi per costruire con loro una condivisione di regole e di valori comuni.

Le forze che appartengono al centrosinistra da anni sostengono una parola d’ordine che è tutt’ora validissima: l’immigrazione non è un problema ma una risorsa. Una risorsa economica, una risorsa demografica, una risorsa fiscale, e, non ultimo, una risorsa culturale decisiva per l’innovazione delle nostre politiche (nel campo dei servizi, della scuola, della casa) e delle nostre città.

Ora non resta che convincersene davvero.

Luigi Andreini, Resp. Immigrazione CNCA della Toscana
Associazione “Il Muretto”
Associazione “L’Altro Diritto”
Nancy Bailey, Comitato Statunitensi contro la Guerra
Beati i Costruttori di Pace
Moreno Biagioni, Consulente ANCI Toscana
Sergio Bontempelli, Africa Insieme – Pisa
Giuseppe Brogi, Aprile per la Sinistra
Luca Brogioni, Responsabile SDIAF
Leonardo Brunetti, Segretario Sezione DS “Ernesto Balducci”
Giuseppe Carovani, Sindaco di Calenzano, Resp. Consulta Immigrazione ANCI Toscana
Tiziana Chiappelli, Operatrice Interculturale
Lisa Clark, del Comitato “Fermiamo la guerra” di Firenze
Piero Colacicchi, ADM – Associazione per la Difesa dei Diritti delle Minoranze –
Ornella De Zordo, Consigliera Comunale – Firenze
Pape M’Baye Diaw, Associazione Senegalesi Firenze
Giuseppe Faso, Centro Interculturale Empolese Valdelsa
Tommaso Fattori, del Social Forum Firenze
Mercedes Lourdes Frias, Ass. ai Diritti di Cittadinanza – Comune di Empoli
Laura Grazzini, ARCI di Firenze
Salah Ibrahim, Ass.ne “El Mastaba”
Rosella Luchetti, della Rete di Lilliput – Empoli
Stefano Kovac, ARCI Toscana
Corrado Marcetti, della Fondazione Michelucci
Alessandro Margara, Presidente della Fondazione Michelucci
Gianna Maschiti, Ed. Penitenziario, Cultore Sociologia Processi Culturali – Un. di Firenze
Corrado Mauceri, Comitato per la Difesa della Costituzione –Firenze
Enzo Mazzi, Comunità dell’Isolotto
Filippo Miraglia, Resp. Immigrazione ARCI Nazionale
Marzia Monciatti, ex Ass. all’Istruzione ed alle Pari Opportunità – Provincia di Firtenze
Marisa Nicchi, del Comitato PERLA
Giancarlo Paba, Docente Universitario
Luciana Pieraccini, dell’Istituto “E. De Martino”
Progetto Accoglienza – Borgo S. Lorenzo
Renzo Rastrelli, Centro Documentazione e Servizi Immigrazione Comune di Prato
Riccardo Rigatti, Rete di Lilliput – Empoli
Pablo Salazar, del Consiglio degli Stranieri della Provincia di Firenze
Emilio Santoro, Docente Universitario
Maurizio Sarcoli, Operatore Interculturale
Nicola Solimano, della Fondazione Michelucci
Vincenzo Striano, Presidente ARCI Toscana
Sandro Targetti, Consigliere Provincia di Firenze
Riccardo Torregiani, Casa Diritti Sociali – Firenze
Unaltracittà/Unaltromondo
Marina Veronesi, Africa Insieme – Empoli

5/9/2005

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