Il “decreto flussi” definisce le quote massime di stranieri che possono entrare in Italia. La legge prevede che i datori di lavoro assumano “a distanza” lavoratori stranieri ancora all’estero, presentando domanda prima alla Direzione del Lavoro, poi alla Questura e infine all’ambasciata, con un iter lungo almeno quattro mesi. La documentazione da presentare rappresenta un vero e proprio esempio di accanimento burocratico, ai limiti del sadismo: per una semplice assunzione vengono richiesti il contratto di affitto del datore di lavoro, la certificazione dei metri quadri dell’alloggio firmata da un geometra (sic), e numerose altre scartoffie, tanto più inutili e vessatorie nell’epoca dell’autocertificazione. I posti a disposizione, pochissimi, sono assegnati in base all’ordine di presentazione delle richieste: vince chi arriva primo. Il Governo, però, non rende nota la data di pubblicazione del decreto, e costringe i datori di lavoro a defatiganti attese.
Nel 2005, Africa Insieme ha inviato propri volontari presso gli uffici postali – dove dovevano essere presentate le domande – nel primo giorno di apertura delle quote: i volontari avevano l’incarico di monitorare la situazione, intervenendo in caso di problemi. Una troupe televisiva di RAIDUE li ha seguiti, realizzando interviste presso gli Uffici Postali.
La trasmissione di Raidue “Un mondo a colori”, 11 Febbraio 2005, ore 9.45
Leggi:
– Il comunicato di Africa Insieme, 4 Febbraio 2005
– L’articolo sul Tirreno, 6 Febbraio 2005
– La lettera di Africa Insieme alla Direzione Provinciale del Lavoro
– La lettera di Africa Insieme agli uffici pisani di Poste Italiane
– La risposta della Direzione Provinciale del Lavoro ad Africa Insieme
– La Direzione del Lavoro polemizza con Africa Insieme: dal Tirreno, 9 Febbraio 2005
– Incontro tra Africa Insieme e i vertici della Direzione Provinciale del Lavoro